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Shambhala, un guerriero diverso dal comune

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Shambhala, un guerriero diverso dal comune

  • Di Andrea Di Lauro
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  • Posted on 23 Luglio 2018
  • /
  • 0 Commenti

Buona vita amico lettore, è da tanto tempo che non ti consigliamo un’opera interessante, o che possa ispirarti nel tuo viaggio. Oggi intendiamo farti conoscere un libro che ci stiamo gustando tra il sole e i temporali di questo periodo. Prima di cominciare voglio ricordarti che nella sezione Risorse puoi trovare alcuni testi che noi consigliamo, nel caso ti fossero sfuggiti.

Il ruggito del leone

Alcuni anni fa un amico mi prestò un volume dal titolo Il ruggito del leone. Niente a che fare con animali o zoo, il libro è stato scritto da Chogyam Trungpa. Questo strano nome può dire qualcosa a chi mastica filosofie orientali. Per riassumere, Trungpa era un maestro di meditazione di stampo buddhista-tibetano. Portatore del titolo di Khyempo (una similarità con la nostra laurea in teologia) e frequentatore della scuola di Oxford, dove studiò arte, lingue e filosofia occidentale. Tra le altre esperienze si ricorda anche il suo contributo in una traduzione del Libro tibetano dei morti.

Sia nel Ruggito del leone che nel libro che ti voglio far conoscere si nota in modo palese l’impronta buddhista. Pur non essendo un esperto (non ho mai studiato approfonditamente la religione in questione) mi sono sempre trovato in armonia coi concetti e le parole dei maestri di questo tipo, anche se alcune zone, come quelle che tendono più al metafisico (reincarnazione ecc.) preferisco saltarle, non perché non siano interessanti, ma perché, come ben saprai, il Project Excape si concentra sulla vita che è ora. Su ciò che c’era prima o che ci sarà dopo si può certo teorizzare, ma non credo sia di qualche utilità nella vita presente. Anzi, può rivelarsi addirittura un cammino pericoloso che sfocia nell’illusione e che fa “perdere di vista la terra così da perdersi nel cielo”. Tutti noi siamo essere terreni e celesti: dirigersi verso un lato dimenticandosi dell’altro non fa altro che estinguere la nostra vera natura umana.

Verso Shambhala

Come dicevo, mi trovo in armonia con gli insegnamenti buddhisti. Ricordo infatti come nella lettura di Il ruggito del leone le parole e i messaggi entrassero in me senza filtro. Non c’era bisogno che i concetti spiegati fossero filtrati dalla mia parte razionale, era come se fossero già presenti al mio interno. Cioè, tutto veniva compreso all’istante, senza pesanti sessioni di ragionamento. Il fatto potrebbe sembrare strano, perché gli argomenti trattati nel libro non possono essere definiti semplici, specialmente per un individuo dalla formazione occidentale.

In mio soccorso mi venne in aiuto quel personale modo di vivere e di vedere la vita che cambiò totalmente la mia esistenza. Specialmente per quanto riguarda il tema sofferenza, il maestro ci va giù pesante, come potrebbe dire un comune fruitore dell’opera. Le considerazioni sulla sofferenza contrastano molti luoghi comuni e, se non comprese chiaramente, possono far intendere completamente il contrario di ciò che l’autore vuole comunicare.

Shambhala. La via sacra del guerriero

Un guerriero diverso dal comune: la via sacra del guerriero

Ma veniamo al titolo che sto leggendo ora: Shambhala. La via sacra del guerriero. Se conosci la filosofia del Project Excape, potrai immaginare una mia espressione di disappunto alla lettura del sottotitolo: La via sacra del guerriero. Difatti noi siamo molto lontani da uno stile di vita che inneggia alla lotta, al sacrificio, all’annullamento di se stessi per uno scopo superiore. Con mia sorpresa, la connotazione che Trungpa ha di guerriero è ben distante da quella che tutti noi conosciamo. Questo è uno degli aspetti che trovo molto in sintonia con la filosofia del Project Excape, perché la via del guerriero spiegata in Shambhala non ha nulla a che vedere con lo scontro, con il combattere interiormente o esteriormente, col vincere o il perdere. L’autore parla di questa via come espressione della bontà basilare che ogni essere umano possiede. O meglio, come lui dice: questo è possibile quando vi accorgete che non possedete la bontà basilare, ma che siete la bontà basilare.

Essere un guerriero significa quindi rimanere in questa condizione di bontà, che non ha nulla a che vedere con comportamenti appresi e artefatti, perché si tratta dell’espressione della nostra vera natura. Non a caso questo modo di essere, nella tradizione buddhista viene chiamato: assenza dell’io.

Ora, non voglio scavare troppo a fondo, specialmente per le numerose speculazioni che potrebbero fiorire da quest’ultimo concetto. Desidero solo sparpagliare qualche seme, un po’ qua, un po’ la, in modo da stimolare il tuo interesse, se anche tu ti senti in armonia con questi argomenti.

Come poteva mancare?

Come poteva mancare la similitudine di pensiero relativa all’oggetto cardine del Project Excape (la felicità autentica)?. Devo dire che è stata proprio questa similitudine di pensiero a far nascere la volontà di scrivere questo post. In Shambhala si parla di un tipo di felicità che rispecchia molto da vicino quella che noi del Project Excape intendiamo, quella autentica, non insozzata da pretesti illusori. Si parla di una gioia che pervade ogni aspetto della vita e che perdura nel tempo.

Perché siete sempre felici? Perché siete stati testimoni della bontà basilare, perché non avete nulla su cui fare appiglio. È una celebrazione continua, nonostante gli alti e i bassi della vita personale.
Shambhala

Mi preme evidenziare con acutezza questa risposta: felici perché siete stati testimoni della bontà basilare, che io interpreto come: la vera natura umana. Felici perché non avete nulla su cui fare appiglio, ossia: senza identificazione o attaccamento alcuno. La felicità non ha appigli, non ha cause.

Cielo e Terra

Si parla inoltre di intelligenza, di unione tra cielo e terra e di disciplina. Di fare amicizia con cielo e terra, così come il nostro motto (prima di chiedere aiuto al cielo impara a stare sulla terra) vuole chiarire, specialmente nel campo della spiritualità spicciola.

L’aspetto della disciplina come vera libertà, che si può trovare negli insegnamenti di altre correnti di pensiero, è chiara e illuminante come sempre. La scoperta consiste nel venire a conoscenza che essere disciplinati è persino divertente, quando siamo centrati, quando rispettiamo ciò che siamo e facciamo ciò che siamo. In fondo essere disciplinati significa rispettare la propria natura: una disciplina che annulla ogni tipo di disciplina forzata e faticosa.

Quando cavalcate, l’equilibrio non deriva dall’irrigidire le gambe contro la sella, ma dall’imparare ad avere un movimento armonico a quello del cavallo.
Shambhala

Per farti comprendere ancora meglio questo messaggio, e per farti annusare alcuni dei profumi di quest’opera:

Per il guerriero il lasciarsi andare è unito al riposo nella disciplina per fare esperienza della libertà. Libertà non significa essere primitivi o trasandati; è piuttosto un lasciarsi andare in modo da esperire pienamente la vostra esistenza di essere umano. Lasciarsi andare e sottomettere completamente l’idea che la disciplina sia una punizione per un errore o un’azione sbagliata commessa, o che vorreste commettere. Dovete assolutamente dominare la sensazione che ci sia qualcosa di essenzialmente sbagliato nella vostra natura umana e che quindi avete bisogno della disciplina per correggere il vostro comportamento. Finché sentite che la disciplina proviene dall’esterno, indugia in voi la sensazione che qualcosa vi manca. La disciplina è semplicemente l’espressione della vostra bontà basilare.
Shambhala

Aspetti in armonia e aspetti contrastanti

Ho trovato altri aspetti della via del guerriero di Trungpa che si sposano con quelli del Project Excape, ma anche altri che navigano in acque differenti dalle nostre. Ad esempio mi viene in mente una sorta di ideologia di annullamento del proprio essere a favore degli altri. Una rinuncia a se stessi per dedicarsi completamente agli altri. Non dico che questa interpretazione della vita sia errata, forse perché non ho compreso in modo totale il cerchio completo che Trungpa voleva trasmettere. Senza tralasciare che: devo ammettere che sono ancora a metà del libro. 🙂

Con ciò, credo che il maestro, quando si riferisce al concetto di rinuncia, non è che lo intenda nel modo con cui noi uomini moderni e occidentali lo intendiamo. Tuttavia sul campo dell’altruismo o del darsi agli altri io la vedo in una maniera differente dal classico o da quella divulgata in questa via. In breve, nel momento in cui stai aiutando te stesso a divenire un essere umano completo, stai già aiutando il mondo, e di rimando anche gli altri. Questo di certo non esclude azioni pratiche e dirette a favore degli altri esseri. Ma credo che, se prima non sei centrato, e felice di essere al mondo, non puoi essere in grado di apportare un vero e solido aiuto nel mondo e agli altri.

Credo che il vero altruismo incondizionato, consapevolmente inconsapevole, sia il normale risultato di una vita soddisfacente e felice. Per questo, forse, si riscontra poco altruismo senza il desiderio di un tornaconto. Ora che ci penso, il percorso di rinuncia a cui si riverisce il libro può essere che avvenga soltanto dopo essere diventati totalmente se stessi, solo da qui si può decidere di rinunciare totalmente a se stessi. Ecco la bontà basilare.

Magari, pure tu, nella lettura di questo testo, non sarai d’accordo o farai fatica a comprendere alcune righe, ma voglio esortarti a lasciare che i messaggi maturino. È necessaria una certa consapevolezza per vedere il reale significato che sta dietro alle parole, ad esempio quando il maestro parla di paura, tenerezza o bontà basilare. E questo non perché all’autore piaccia complicare le cose o la comprensione, ma per la superficialità con cui ci sono state insegnate le cose. La colpa e della nebbia mentale e spirituale, quella che proviene dal pensare di conoscere le cose. Quando pensiamo (già) di conoscere, possiamo solo imparare in modo superficiale e quindi distorto, lontano dal vero. Molte volte finiamo col credere totalmente al contrario del veritiero, e questo succede più spesso di ciò che si pensa, anche nelle argomentazioni più consolidate e semplici.

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Andrea Di Lauro Solo un'esistenza felice origina grandi risultati

Che dire... sono un eclettico. Quando mi chiedono cosa faccio nella vita, rispondo che la mia principale occupazione è vivere. Citando Thoreau “voglio succhiare tutto il midollo della vita, per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto”.
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