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La balena blu: il gioco del suicidio è lo specchio della società

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La balena blu: il gioco del suicidio è lo specchio della società

  • Di Andrea Di Lauro
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  • Posted on 18 maggio 2017
  • /
  • 0 Commenti

Eccoci nuovamente impegnati in argomenti di attualità. Come saprai a noi del Project Excape non interessa prendere in causa i temi di attualità. Allo stesso tempo non ci piace ripetere le stesse cose, già dette e ridette. In questi giorni però personalmente sono rimasto abbastanza sconvolto da un evento. Hai sentito parlare di blue whale, la balena blu?

Se non sai cosa sia te lo spiego subito in poche righe. È probabile che tu sappia di cosa sto parlando. La notizia è stata divulgata in primis dalle Iene, per poi diffondersi in modo virale sul web.

La balena blu, il gioco del suicidio

Il gioco della balena blu è una pratica diffusa sul web che ha lo scopo di irretire gli adolescenti ed è composta da regole e azioni ben precise da fare. Sono presenti 50 comportamenti da compiere, uno al giorno. Per darti un’idea, uno tra questi è incidere la propria pelle con un rasoio, “scrivendo” alcune lettere e numeri.

La regola più assurda però rimane di certo l’ultima. Lanciarsi da un palazzo abbastanza alto e gettare letteralmente al vento la propria vita. Dirai ma chi vuoi che sia tanto deficiente da suicidarsi perché qualcuno te lo ordina su internet? Eppure è ciò che è successo nella realtà, quella vera.

Non ho voluto riportare una spiegazione dettagliata del gioco della balena blu per due motivi. Per prima cosa non intendo riempire inutilmente l’articolo con informazioni che puoi reperire semplicemente altrove. Inoltre non voglio continuare ad alimentare questa pratica contorta facendole ulteriore pubblicità.

Perché uccidere se stessi?

Le Iene hanno trasmesso i filmati dei ragazzini che gettavano la propria vita al suolo. Le riprese sono state fatte da altri ragazzini. Tutta questa premeditazione sconvolge ancor di più.

Solitamente la maggior parte dei contenuti “forti” riesco a digerirli, anche se alcuni mi suscitano molto fastidio. Questo caso però si è dimostrato diverso. Dopo alcuni secondi del primo video mi è salito un nodo in gola e ho percepito una fitta al cuore. La causa non è stata generata dalla vista dei corpi che si schiantavano al suolo. Di certo la cosa non mi ha fatto sorridere, tuttavia l’immagine che mi ha sconvolto è stata un’altra: la facilità del buttarsi verso la morte che traspare dai ragazzi nel video. Sembrava quasi che questi stessero giocando. Sembrava che fossero appena scesi dall’altalena e che compiessero un altro saltello per far vedere agli altri quanto erano bravi. Tutto così semplice e senza pensieri. Così liscio, senza freni, senza alcun minimo, velato sintomo di indugio o ripensamento. Tre, quattro passi e booom, alè, sono morto, spiaccicato.

Probabilmente le mie parole non riescono a rendere l’idea. Se te la senti guarda i video in questione e capirai ciò che tento di esprimere. Li puoi trovare facilmente online.

Ma arriviamo alla domanda prevista, quella che tutti si saranno chiesti. Perché togliersi la vita così facilmente, come bersi un bicchiere d’acqua? Perché obbedire a regole così assurde, per lo più giunte da fonti sconosciute?

La causa di tutto - La balena blu

La ragione primaria di questo gioco del suicidio

Come succede in questi casi le opinioni sono differenti e molteplici. In particolare la balena blu ha portato alla formazione di due schieramenti. Chi decanta le doti degli organizzatori del “gioco” (decanta si fa per dire) e chi evidenzia le debolezze dei singoli ragazzi.

C’è chi afferma che i manipolatori non sono di certo degli sprovveduti, anzi, che hanno messo in piedi uno schema pratico molto articolato. C’è chi invece da la colpa ai problemi personali degli adolescenti che si sono buttati dai palazzi. Di sicuro il piano è ben studiato. È probabile che alcuni dei malcapitati possedessero problematiche abbastanza gravi da far accogliere la macabra idea del suicidio. Per noi la causa maggiore è sostanzialmente un’altra.

Finiamo sempre qua. Se si vuole scoprire l’origine primaria degli eventi bisogna dirigersi in profondità, alla radice. Non basta fermarsi ai rami. Secondo noi la causa è da ricercare nella struttura della società di quest’epoca. La società.

Le eccezioni ci saranno sempre, ma che bisogno ha un uomo di compiere simili atti quando sta bene e vive in felicità? Qualcuno dice che è la natura umana. Ce l’hanno sottilmente ripetuto sugli schermi anno dopo anno. Per noi questa non è la verità. Non è la natura umana il problema, è lo stile di vita a cui siamo sottoposti che modella la nostra mente e perciò le nostre azioni.

Perché architettare piani di morte?

Una persona macchinerebbe pratiche per uccidere altra gente se possedesse una vita piena e soddisfacente? Chiediamocelo. La balena blu esisterebbe se tutti vivessimo la vita che veramente vorremmo? Stessa cosa vale per un adolescente nel fior fiore dell’età che rinuncia a vivere quando ha solo assaggiato la vita.

Non diamo nemmeno la colpa ai problemi adolescenziali che vengono ingigantiti da menti inesperte. Anche io a 15 anni ero “depresso”. Mi facevo problemi per le cose più insignificanti. Mi vergognavo per le cose più stupide e così via, eppure ero contento di essere in vita. Anche nei momenti di maggiore sconforto non mi sarebbe mai passata in mente l’idea di compiere concretamente quel passo, nemmeno quando pensavo che sarebbe stato meglio non essere mai nato. Senza contare che l’adolescenza è l’età in cui si possiede maggior energia vitale. Questa riesce a trasformare eventi definiti banali in vere e proprie esperienze gioiose. Lo sguardo di una compagna di classe o alcune parole di stima di un nostro amico ci proiettavano al settimo cielo.

Individualità, questa sconosciuta

Viviamo in un’era in cui realtà e finzione sono sempre più amalgamati e difficilmente distinguibili. Fin da piccoli le menti dei ragazzi delle ultime generazioni sono state cresciute e abituate alla realtà virtuale. È chiaro che la distinzione con la realtà, nei loro cervelli, divenga sempre più labile. Per questo un suggerimento impartito sul web diviene come uno impartito nella vita reale. Questa è anche l’epoca in cui sentirsi parte di un gruppo è vitale. È la cosa più importante che ci sia. Tutto questo è frutto di un annullamento individuale che fonda le sue radici decenni fa. Probabilmente questi ragazzini non hanno mai provato a stare realmente con se stessi, a parlarsi, a vivere in solitaria. Gli adolescenti della civiltà attuale non sanno chi sono, non si conoscono. Possiedono molte insicurezze, paure sociali. Non sono abituati a stare da soli, per questo il gruppo diventa fondamentale. Per il gruppo faranno tutto. Sia mai che vengano giudicati inetti, non adatti, codardi.

La colpa primaria non è dell’ignaro ragazzino ma del luogo in cui vive. Non è altro che lo specchio della civiltà di oggi, così come lo è il carnefice di questo pazzo “gioco”. Qua a mio avviso si cela la vera motivazione di questo atto inconcepibile.

Se decidi di toglierti la vita significa che non stai vivendo affatto. Se tu vivessi realmente saresti attaccato alla vita, vorresti fare esperienze, giocare, creare, amare… Questo ci fa capire che lo scopo primario del sistema odierno non è né il benessere né la felicità dell’uomo. La meta non è la vita.

Un rimedio così estremo indica un problema di fondo assai ampio

Non è la prima volta che si sente parlare di suicidio, singolo o di massa che sia. Mi vengono in mente i kamikaze giapponesi. In quel contesto il suicidio era però un fatto con connotazioni culturali, che qua in occidente non ci sogniamo nemmeno. Ovviamente non sono d’accordo quando alcuni movimenti cercano di annullare l’individuo per un bene superiore, perché l’individuo nasce per vivere, non per annullarsi e morire col fine di un pretesto superiore. Sarebbe a dir poco illogico.

Se la ragione di tutta questa pazzia risale al nostro modello di vita generato dalla civiltà umana dobbiamo fermarci un attimo e farci alcune domande. Dobbiamo imparare a mettere in discussione ciò che stiamo pensando e ciò che stiamo facendo. Trovare la nostra vera direzione. Senza dover ripetermi, puoi approfondire questo tema nell’articolo che ha preso in causa la civiltà umana. È la nostra personale recensione al libro Liberi dalla civiltà. Come nell’articolo citato voglio concludere con la stessa frase, perché più che mai rispecchia l’argomento descritto. Porta queste parole con te e lascia che macinino al tuo interno. Ricorda sempre di non cadere nella negatività. Le soluzioni sono sempre più vicine di quello che normalmente pensiamo.

La civiltà ha reso il suicidio un rimedio ipotizzabile, e questo basta a descriverla.
Liberi dalla civiltà


Tags Riflessioni
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Che dire... sono un eclettico. Quando mi chiedono cosa faccio nella vita, rispondo che la mia principale occupazione è vivere. Citando Thoreau “voglio succhiare tutto il midollo della vita, per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto”.
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