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Come si può essere felici? Attraverso i (veri) rapporti con gli altri

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Categories Rapporti interpersonali

Come si può essere felici? Attraverso i (veri) rapporti con gli altri

  • Di Andrea Di Lauro
  • /
  • Posted on 22 Gennaio 2018
  • /
  • 3 Commenti

Oggi ti voglio fornire una breve indicazione, o almeno questo è l’intento iniziale. Tutti noi relazioniamo la felicità (o ciò che crediamo che sia) ai contatti con gli altri esseri umani. Eppure, possiamo vedere come la maggior parte dei rapporti con gli altri ripetano sempre gli stessi meccanismi: litigi, incomprensioni, ruoli da rispettare, incompatibilità, dipendenze, noia… Tra le molte domande del tema in questione c’è quella che forma il titolo: come si può essere felici nei rapporti con gli altri? … accompagnata da un’altra molto rilevante: si può essere felici senza rapportarsi con gli altri?

Il bisogno dell’ego e la spinta a condividere

Per rispondere alla seconda domanda e rifacendomi alla mia esperienza di vita, posso dire di sì. Anzi, posso affermare che il mio stato di felicità è cresciuto in modo esponenziale in un periodo di isolamento. Se dunque si può essere felici anche da soli, ne conviene che la felicità non dipende dai rapporti con gli altri. Per i cosiddetti esperti della felicità questo è il loro pane quotidiano. In realtà, ciò che vogliamo veramente sapere è come si può essere felici con gli altri, perché quando metti in campo visioni diverse si generano sempre dei contrasti.

Cercando di condensare il discorso, esistono due tipologie di rapporti con le altre persone. Che si prenda in ballo l’amicizia, la relazione amorosa, la parentela o la semplice conoscenza, abbiamo due tipi di rapporti. Questi due tipi, è palese, traghettano l’individuo a due risultati differenti. Da una parte ci sono i rapporti che nascono per una forma di bisogno/guadagno, dall’altra quelli che nascono da una spinta di condivisione.

Come non si può essere felici

Il primo tipo di relazione

Il primo tipo, quello più comune, è una relazione basata sul soddisfacimento di un bisogno, ossia cercare amici o partner perché si ha paura di rimanere solo con noi stessi. Da soli non siamo nulla, la nostra sola compagnia non ci soddisfa. Ci servono amici che ci facciano guadagnare qualcosa: evitare il vuoto, la noia, venire in possesso di giocattoli nuovi, opportunità di lavoro…

Desideriamo una relazione amorosa perché vogliamo guadagnare piacere, che sia sessuale, emozionale ecc. In sostanza, i rapporti che si ergono su questo genere di basi (quando non sono consapevoli, ma spesso anche quando lo sono), rispecchiano una grande insicurezza. Scendendo ancor più in profondità, e per dirlo in modo psicologico, abbiamo bisogno di essere riconosciuti da un altro essere vivente simile a noi: guardami, io sono qua, io esisto! Parla di me, parla con me, pensami, toccami, amami. Nulla di così riprovevole, devi però sapere che si tratta di bisogni dell’ego. Un meccanismo di difesa, una struttura nata per lenire le ferite di una vita innaturale all’uomo.

Come si può essere felici

Il secondo tipo di relazione

Il secondo genere di relazione invece è molto diversa. Viene cercata non per soddisfare un bisogno, ma per una spinta a condividere ciò che si possiede: la propria gioia di vivere! Il desiderio è semplicemente quello di condividere la vita con altre persone e fare delle esperienze assieme, che siano conoscenti, amici, o fidanzati. Di solito, se non nel 99% dei casi, questa spinta fiorisce sempre in persone che sono già felici. Non hanno appunto il bisogno di cercare la felicità in un qualche tipo di relazione, non hanno il bisogno di essere amati ma un desiderio di amare.

I risultati di queste due tipologie di rapporti saranno dunque molto distanti tra loro. Inoltre, questa differenza va a rispondere alla domanda iniziale: come si può essere felici nei rapporti con gli altri? Se le tue relazioni con gli altri sono scaturite da bisogni dell’ego non potrai mai essere veramente felice nel rapportarti con gli altri. Dovrai sempre recitare per guadagnare qualcosa, cosa che genera un sottile velo di stress cumulativo. Se invece fioriscono da un desiderio di condivisione allora potrai vivere dei rapporti felici. Come ho affermato: desiderio di amare, non bisogno di essere amati.

Le persone si lanciano alla ricerca di partner e “instaurano rapporti” per sfuggire al fastidioso senso di fragilità, solo per poi ritrovarsene ancor più penosamente preda. Quello che si sperava/credeva/intendeva un rifugio contro la fragilità, si dimostra invece, ogni volta la sua fucina.
Amore liquido

Conoscersi veramente

Ma qual è il fine ultimo di una relazione? In cosa consiste il condividere la propria vita con un amico o col proprio partner? Il fine, se così vogliamo chiamarlo, è formato da più motivazioni. Innanzitutto partirei col dire che è nella nostra natura di esseri viventi voler venire in contatto con altri esseri, e per noi umani la questione è ancora più marcata.

Volendola vedere in termini universali o esoterici, la relazione è: due cose che divengono una.
Magari questo divenire uno può assumere forme diverse, come ad esempio nell’amicizia. In una partita a carte tra amici si diviene uno nel gioco. Fino ad arrivare alla massima espressione di questo concetto nel rapporto sessuale (anche se al giorno d’oggi si pone l’attenzione a divenire uno soltanto dal punto di vista genitale, per non dirla in modo volgare). Tutto il resto è andato perduto. Ho parlato di questo nell’articolo: Sessualità di coppia oggi: una banale rincorsa all’orgasmo.

Questo per dire che una sana relazione, di qualsiasi tipo, anche quella col vostro panettiere di fiducia, è necessaria ad auto-conoscersi e a conoscere l’altro. Anche se il primo punto (auto-conoscersi) lo ritengo di un’importanza maggiore al giorno d’oggi, voglio soffermarmi sull’altro (conoscere l’altra persona). Servirebbero molti altri articoli per parlare della conoscenza di noi se stessi per mezzo degli altri, che siano amicizie o contatti intimi/amorosi.

Dunque, se uno degli scopi di un rapporto sano è conoscere l’altro, domandiamoci ora: cosa significa conoscere l’altro? (Senza dimenticare che conoscendo l’altro conosci te stesso, e conoscendo te stesso conosci l’altro).

Quando ci si incontra per le prime volte, solitamente avviene una partita a ping pong di domande e risposte: quale musica ascolti, quale film ti piace, dove sei stato in vacanza… Tuttavia, secondo me, la vera conoscenza di una persona ha poco a che vedere coi suoi interessi. Per meglio spiegarmi, quella si tratta della conoscenza di una parte della persona. Ci può dire molto di quella persona, ma forse, la parte più importante ci rimane celata. Esistono persone che hanno trascorso una vita insieme senza mai essersi conosciuti davvero.

Conoscere l’essenza di una persona non equivale a imparare i suoi interessi, le sue passioni o farci sesso. Quelle, secondo me. sono le conseguenze del conoscere veramente una persona. Per comprendere meglio questo discorso e come è strutturato l’individuo ti consiglio: Introspettività, i due io del tuo io.

Come si può essere felici senza gli altri?

In tutta probabilità, le persone più felici del pianeta sono quelle che sanno godersi la propria solitudine. Qualcuno pensa che non possa esistere la felicità in solitudine, ma è perché non hanno capito cos’è la solitudine, e ancor meno la felicità.

L’isolamento è quando si sente la mancanza della gente, la solitudine è quando ci si diverte.
Anthony De Mello

È nella solitudine che puoi cominciare a capire chi sei, per poi intraprendere delle relazioni di condivisione, ma che ti facciano al contempo andare ancora più in profondità del tuo essere. Quando un individuo conosce in buona parte la propria essenza, la propria natura, ineluttabilmente si avvicina a uno stato di felicità. Poi, solo poi, può avvenire il desiderio di condividere quella felicità. Vedi come la felicità in assenza di altri può accrescere la felicità nei rapporti? Ci ricolleghiamo al discorso precedente.

Quando due persone sanno (in buona parte) chi sono, e non hanno bisogno di una relazione per soffocare le proprie insicurezze e sintomi dolorosi, possono creare un rapporto veramente basato sulla felicità.
Andrea Di Lauro

La felicità dunque può nascere sia in compagnia che in solitudine, ma non credo possa continuare a svilupparsi in assoluta solitudine. Cosa intendo? Mettiamo che esista un solo uomo al mondo. Ecco, non credo che potrà mai conoscere la vera felicità. È una questione primaria dell’essere vivente, che per come è strutturato non può vivere da solo. Se desideri conoscere meglio questo nostro modo di vedere le relazioni in generale, ti lascio degli articoli analoghi. Buona lettura.

Articoli consigliati: L’unica cura esistente per la dipendenza affettiva, Come risolvere i problemi di coppia: i 10 comandamenti e Sessualità di coppia oggi: una banale rincorsa all’orgasmo.

Tags CrescitaPersonale Felicità Introspezione RapportiSessuali
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Che dire... sono un eclettico. Quando mi chiedono cosa faccio nella vita, rispondo che la mia principale occupazione è vivere. Citando Thoreau “voglio succhiare tutto il midollo della vita, per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto”.
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3 Comments

  1. Grazia Gironella
    29 Gennaio 2018 at 11:00

    Molto saggio, molto vero. Augh. XD

    Rispondi
    1. Andrea Di Lauro
      29 Gennaio 2018 at 15:57

      Augh, grande capo Sioux 🙂

      Rispondi
      1. Grazia Gironella
        29 Gennaio 2018 at 16:39

        Mi era uscita così… 😉

        Rispondi

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